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La didattica nel Tai Chi Chuan

di Francesco Curci ~ Download video corsi ~ energiaeforma.it

Il tema della didattica ricopre un aspetto molto importante nell'apprendimento del Tai Chi Chuan. Come tutti sappiamo il semplice sapere non significa in automatico avere anche la capacità di trasferire ad altri le proprie conoscenze. Nel caso del Tai Chi Chuan subentrano poi degli aspetti rilevanti in termini di diversità culturali e di linguaggio. Vediamo cosa succede a volte in Italia. Prendiamo un caso ipotetico di un ottimo maestro cinese che si è stabilito da pochissimi mesi nel nostro Paese. Nonostante la sua buona volontà e l'impegno nel cominciare a conoscere ed utilizzare durante le lezioni la nostra lingua, nei primi tempi l'apprendimento di determinati principi passerà spesso più attraverso l'intuito dell'allievo volto a comprendere il messaggio espresso dal maestro che attraverso la reale comprensione di ciò che è stato verbalmente espresso.

Aggiungiamo a questo che in molte scuole in Cina l'insegnamento è realmente focalizzato sull'aspetto esperienziale. Il maestro fa e l'allievo ripete. Fine. Poche parole e tanto fare. Approccio piuttosto ostico per noi occidentali a cui spesso piace prima capire a cosa serve e come dev'essere eseguito ciò che stiamo per praticare, per poi passare all'aspetto pratico. In tutto questo scenario si aggiunga il fatto che il Tai Chi Chuan è una disciplina molto complessa, perché al di là dell'apprendimento dei movimenti meramente fisici (sposta il piede in avanti, solleva le mani sino all'altezza delle spalle, etc. etc.) esiste una componente interna che se non sperimentata, nemmeno un'intera enciclopedia può aiutare a comprendere. Sorvoliamo sul fatto che molte persone che si rivolgono ad un corso di Tai Chi Chuan spesso lo fanno perché hanno visto un bel video o una suggestiva dimostrazione e non si aspettano un percorso di consapevolezza così profondo. Se poi capitano in corso di Tai Chi Chuan dove vengono insegnati anche gli aspetti marziali la discrasia tra ciò che si immaginavano di trovare al corso (facilità di apprendimento perché i movimenti sono lenti!!!) si conclama in tutta la sua ampiezza lasciando quanto meno sorpreso il praticante, per non dire frastornato. E' qui, proprio durante la prima lezione di prova, che una didattica efficace può fare la differenza. Naturalmente le scuole di pensiero sono molte e altrettanti i metodi didattici. Ci sono maestri cinesi che nei primi anni nemmeno parlano o magari pronunciano solo il nome delle posizioni in cinese, ma poi nel tempo capiscono sempre meglio l'utenza a cui si rivolgono e le vanno incontro argomentando maggiormente gli esercizi proposti. Ci sono allievi con un senso visivo particolarmente sviluppato, per i quali l'apprendimento basato sulla ripetizione del gesto osservato è naturale e congeniale. Costoro saranno probabilmente più avvantaggiati, rispetto ad altri compagni di corso, in una prima fase di apprendimento. Nel tempo, negli anni, alcuni allievi italiani sono diventati insegnanti e questo ha aperto ad una vasta moltitudine di nuovi scenari didattici. Perché? Per il fatto che, pur non essendo probabilmente, all'inizio del proprio insegnamento, ad un livello di raffinatezza identico a quello del proprio maestro cinese, hanno dalla loro la cultura, la lingua e, per così dire, la forma mentis degli allievi a cui si rivolgono. Da qui lo sviluppo di didattiche che oggi tengono conto anche dei requisiti classici dell'apprendimento occidentale, vale a dire il connubio tra teoria e pratica. Si badi bene, non è che i maestri cinesi non abbiano studiato teoria, tutt'altro. Alcuni di loro sono dei pozzi di conoscenza delle filosofie cinesi ed alcuni anche della Medicina Tradizionale Cinese, di cui il Tai Chi Chuan è parte integrante. Ciò non di meno, magari sono abituati ad andare nei parchi in Cina a praticare Tai Chi e a vedere che una moltitudine di persone si unisce a loro nella pratica corale, senza che nessuno proferisca parola! E quindi, se un allievo volesse scegliere un insegnante a chi sarebbe meglio si rivolgesse? Ancora una volta un approccio taoista può essere una buona soluzione. Senza fare una sola scelta, ma contemplando la coesistenza di più risorse su un percorso armonico. Ad esempio, pur non essendo certamente una regola ferrea, nel caso in cui il caposcuola sia cinese, risieda in Italia e parli poco l'italiano, si potrebbe studiare con costanza con lui, aggiungendo un corso o delle lezioni private fatte anche con un insegnante italiano della medesima Scuola. Il Tai Chi Chuan è una disciplina meravigliosamente complessa, una continua scoperta di inaspettati tesori, per praticarla è sempre bene scegliere una guida esperta e adatta alle nostre capacità di apprendimento.

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