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Le origini del Tai Chi Chuan

di Massimo Braglia ~ budoshin.it

Delineare le tappe che hanno coinciso con la formazione del Tai chi chuan è probabilmente impossibile, in quanto le fonti storiche sono numerose e spesso fantasiose ai limiti dell’inverosimile. La fonte più antica cita che il primo sistema di Tai Chi Chuan sarebbe stato creato dall’eremita taoista Xu Xuanping che visse durante la dinastia Tang (618-907 d.C.); questo sistema venne chiamato San-shi-qi (Trentasette) dal numero delle tecniche che ne costituiva il nucleo iniziale. La fonte più accreditata dagli storici del Tai Chi Chuan, invece, è quella riferita a Zhang San Feng, un leggendario monaco taoista, vissuto nella zona dei monti cinesi Wudang, il cui apporto agli stili interni è considerato pari a quello che Bodhidharma ebbe per gli stili esterni.

La tradizione afferma che Zhang San Feng era esperto nell’Alchimia interna, nell’Agopuntura medica e nell’Arte del combattimento. Fu estremamente longevo e, al termine della sua lunga vita, si ritirò sul monte Tien Shan, “per dissolversi nel cosmo” com’era consuetudine affermare per i Santi taoisti. Tornando alle fonti storiche, Zhang San Feng, conosciuto anche col nome di Junbao e soprannominato Zhang Lata (Zhang il trasandato), nacque nel 1247 o nel 1270 nella Cina del Nord-Est. Poiché i genitori erano estremamente poveri, si crede che essi, quando Zhang San Feng era ancora fanciullo, lo avessero mandato nel monastero buddista di Shaolin, per avviarlo alla carriera clericale. A quindici anni il giovane lasciò il monastero in cerca di nuovi Maestri. Le fonti affermano che, già nella gioventù, Zhang San Feng era talmente affascinato dalle Arti marziali che aveva già manifestato più volte il desiderio di creare un proprio stile personale di combattimento. Il suo primo incontro importante da uomo libero avvenne col famoso monaco taoista “Drago di fuoco” che gli insegnò l’arte del Qi gong. Dopo aver errabondato in lungo ed in largo per l’impero, ormai adulto, Zhang San Feng trovò dimora stabile sui monti Wudang, dove costruì una capanna in un piccolo bosco. Da lì, un giorno, vide un alterco fra una gazza ed un serpente. Rimase talmente impressionato da come il serpente riusciva ad evitare i fulminei colpi di becco dell’uccello, grazie ai suoi movimenti sinuosi che decise di realizzare il suo sogno, creando uno stile che combinasse le caratteristiche di questi animali. Un altro episodio importante per la creazione del suo sistema fu l’osservazione, nel fondo di una piccola valle delle montagne Wudang, di un vortice d’aria che sollevava le foglie secche fino al cielo. In quest’occasione, Zhang San Feng comprese che la realizzazione del suo nuovo stile dovesse, più che ricreare e sintetizzare le capacità degli uomini e degli animali, orientarsi verso la forza del Tao (la Via, l’universo, la natura) per dirottare ed assorbire le forze opposte senza tentare di sottometterle e conquistarle. Altre leggende affermano che Zhang San Feng comprese i segreti del Tai Chi Chuan durante un sogno, ma è molto probabile che vi arrivò attraverso la sperimentazione e la meditazione. Ma la caratteristica più originale del suo sistema furono le conclusioni alle quali giunse dopo aver indagato ed approfondito le sue conoscenze, per quanto concerne l’aspetto energetico del corpo umano. Le fonti continuano che Zhang San Feng, insieme a due suoi amici agopuntori, cercarono di scoprire quali effetti si sarebbero potuti ottenere, stimolando i punti di pressione con l’agopuntura in modo non convenzionale. Essi già sapevano, perché avevano provato o per errore, che se certi punti venivano punzecchiati troppo o se l’ago veniva spinto troppo in profondità, che le persone potevano ammalarsi a causa della stagnazione dell’energia Qi e che questo squilibrio poteva portare perfino alla morte. Riguardo a questa indagine, la tradizione afferma che Zang San Feng la attuò con un approccio scientifico, per sapere esattamente come reagiva ogni parte del corpo quando colpita, sottoposta a torsione o schiacciata violentemente e, cosa ancor più importante, come reagivano altri punti, se usati in sequenza sul sistema energetico del corpo. Così facendo, Zhang San Feng giunse a creare originali sequenze di tecniche pressorie atte a debilitare o a far collassare completamente un avversario. Al termine di questa codifica, Zhang San Feng si accorse che il numero delle tecniche era aumentato a dismisura, così le raggruppò in dodici serie, ognuna corrispondente ad un meridiano ed al suo organo corrispondente, sul quale poter interagire. La prima di queste sequenze di Dian xue (lett. “premere le cavità) era composta da tredici tecniche (otto come i trigrammi che, secondo il taoismo corrispondono ai movimenti della natura; cinque come gli elementi in cui, secondo il taoismo, la natura si suddivide), donde il nome col quale è anche conosciuto il sistema originale: “Le Tredici Energie”. Grazie alla comprensione di tutte le componenti del nuovo sistema (le tecniche ispirate ai movimenti degli animali, agli elementi naturali e le sequenze pressorie sui punti vitali), Zhang San Feng si trovò nella condizione di poter sfidare e vincere molti esperti di Arti marziali, attestando così la superiorità del proprio metodo. E, com’era consuetudine anche allora, diversi sfidanti divennero suoi allievi. Perché la sua scuola non venisse dimenticata, l’ormai maturo Zhang san Feng costruì con gli allievi un nuovo eremo sui monti Wudang, dove perfezionò questo sistema che, oggi, contempla oltre all’uso della mano nuda anche diverse armi. Le fonti affermano che, fra gli allievi più capaci di Zhang San Feng, vi era anche un certo Wang Tsung-yeuh. Siccome egli era un letterato, trascrisse quanto appreso e lo tramandò all’interno della propria famiglia. Si ritiene che questo documento sia giunto fino alla nostra epoca grazie ad alcune famiglie provenienti da Wudang. Da allora, alcuni ricercatori ritengono che questo documento sia giunto nelle mani della famiglia Chen, mentre altri sono del parare opposto.

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