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Il Qigong Marziale

di Luca Lenzi Cigliuti ~ forzavitale.info

Tutti gli stili di arti marziali in Cina comprendono al loro interno lo studio del Qigong, sia per quanto riguarda i principi che come allenamento. Gli stili di Kung Fu (inteso come arte marziale, anche se il termine corretto sarebbe Wu Shu) più importanti e conosciuti, sono il Taiji Quan (la boxe della Suprema Polarità), lo Shaolin Quan, lo Xing Yi, il Bagua Zhang, lo Yi Quan, i vari stili degli animali (come il Tang Lang, la mantide religiosa ad esempio), il Wing Chun, l’Hun Gar, il Choy Lee Fut e molti altri. In generale, le arti marziali cinesi, anche quelle considerate più esterne (come il Wing Chun e lo Shaolin), mantengono comunque un aspetto di morbidezza e flessibilità che deriva dai principi del Qigong di rilassamento e rilasciamento muscolare, dal quale scaturisce la forza interna, diversa da quella muscolare.

Tra gli stili marziali che hanno una più diretta connessione con il Qigong troviamo il Taijiquan stile Chen (lo stile madre del Taiji, originario, che ha mantenuto intatti i principi energetici del Qi gong e tutte le sue applicazioni marziali) e lo Yi Quan, del Maestro Wang Xianzhai (morto negli anni ’60), famoso per non essere mai stato sconfitto in combattimento, il cui allenamento era totalmente basato sulle posture di Zhan Zhuang (palo immobile), il Qigong statico. Praticamente tutte le posture del Qigong contengono al loro interno un’applicazione marziale e nel Qigong derivante dal Taiji Quan stile Chen, si pratica l’emissione del Qi (detta FA JIN), che consiste in un’accelerazione esplosiva dei movimenti a spirale tipici di questo stile, con l’intenzione di emettere all’esterno il Qi accumulato per portare un colpo.

Il FA JIN ha anche la funzione di mettere in pressione l’energia contenuta nei meridiani, allo scopo di emettere il Qi stagnante all’esterno, per effettuare una pulizia del sistema energetico. Queste tecniche di emissione dell’energia interna, sono ciò che fa la differenza tra gli sport da combattimento, basati sulla pura forza muscolare e sulla resistenza fisica (pugilato, kickboxing, MMA, ecc.) e le arti marziali vere e proprie, che utilizzano invece la forza interna per colpire, ma anche per creare una vera e propria barriera difensiva in certe zone del corpo, indirizzando il QI in un punto a creare un vero e proprio scudo. Questa tecnica, padroneggiata in particolare dai monaci di Shaolin, viene chiamata TIE BU SHAN (CAMICIA DI FERRO, conosciuto anche col nome inglese di Iron Shirt) e fa uso del WEI QI, il QI protettivo o difensivo, la stessa forma di 14 energia che ha la funzione di alimentare il sistema immunitario e difendere il corpo dalle aggressioni degli agenti patogeni esterni.

Il Qigong marziale pare essersi sviluppato nel VI secolo della nostra era, in seguito all’applicazione da parte dei monaci del monastero di Shaolin in Cina, dei principi del trattato sull’Yi Jin Jing (i l classico della trasformazione dei muscoli dei tendini) scritto dal monaco buddhista Bodhidharma, per migliorare la salute e rinforzare il corpo dei monaci stessi, che versavano in pessime condizioni di salute a causa della staticità delle loro pratiche meditative. Questi si resero conto che i principi contenuti nel trattato, non solo rendevano il corpo elastico e forte, ma che se applicati alle tecniche di combattimento, ne miglioravano enormemente l’efficacia e la potenza. Quando in seguito venne sviluppata la teoria dell’agopuntura, le tecniche di combattimento raggiunsero una precisione e una raffinatezza ancora oggi ineguagliata: gli artisti marziali scoprirono che colpendo determinati punti del corpo, corrispondenti alle cavità dell’agopuntura o determinati agopunti, si otteneva l’effetto di perturbare il flusso energetico nell’avversario, provocando squilibri o lesioni importanti, che conducevano persino alla morte. L’arte di colpire i punti esatti, con la giusta pressione e profondità diede vita a tecniche come il DIAN XUE (mirare alle cavità) o DIAN MAI (mirare ai vasi). Queste tecniche divennero celebri in Giappone perché usati dai guerrieri Ninja con il nome di DIM M AK (tecnica conosciuta come “Tocco della morte ” ). La persona che riceveva un colpo portato con questa tecnica, poteva sopravvivere anche per alcuni giorni per poi morire in modo inspiegabile, ammantando di leggenda e mistero i praticanti di queste arti marziali basate sulla profonda conoscenza del sistema energetico umano.

Le arti marziali cinesi a partire dal VI secolo, si sono sviluppate suddividendosi in due categorie: STILI ESTERNI E STILI INTERNI. Entrambe queste categorie, prima o dopo, prevedono lo studio e l’applicazione del Qigong.

Gli STILI ESTERNI enfatizzano l’accumulo del Qi nelle estremità, coordinandone l’utilizzo con le tecniche marziali, incrementando di molto la forza muscolare e l’efficacia delle tecniche di combattimento. Il Qigong viene qui impiegato per concentrare il Qi nella pelle e ne i muscoli in modo da resistere ai colpi senza subire lesioni, come nella già citata tecnica della “camicia di ferro”. Un esempio tipico di stile esterno cinese è il Kung fu di Shaolin, mentre in Giappone lo è il Karate. La pratica del solo stile esterno però comporta un effetto collaterale sul lungo termine, legato ad uno sviluppo eccessivo della muscolatura: con l’avanzare dell’età del praticante, si verifica un fenomeno chiamato “San Gong” cioè “dispersione di energia. Per porre rimedio a questo problema, i praticanti avanzati degli stili esterni ad un certo momento devono iniziare la pratica del Qigong interno, per evitare ripercussioni sulla salute. Si dice quindi che il “Kung Fu Shaolin si trasferisce dall’esterno all’interno”.

Negli STILI INTERNI, al contrario, il Qi viene generato e accumulato all’interno del corpo e solo in seguito indotto negli arti per aumentarne la potenza. Le tecniche marziali interne hanno la caratteristica di essere morbide e praticate col minor sforzo muscolare possibile. In generale, l’addestramento nelle tecniche marziali interne basate sul Qigong è più difficile e lungo di quello esterno. In ogni caso un praticante di stili interni (detti anche “morbidi”), dedito al combattimento, ad un certo momento del suo apprendimento dovrà comunque imparare delle tecniche dure, esterne per guadagnare in efficacia. In questo caso di dice che “gli stili interni vanno dal morbido al duro”. Esempi di arti marziali interne cinesi sono il Taiji Quan, per quelle giapponesi l’Aikido. Dalle arti marziali interne come il Taiji Quan, si è sviluppato nel tempo (in particolare nell’ultimo secolo) un approccio più specificatamente rivolto al mantenimento della salute. Per questo motivo il Taiji Quan e il Qigong sono stati conosciuti in occidente (fino a d oggi) più come delle discipline per la salute o delle meditazioni in movimento, piuttosto che come delle vere e proprie arti marziali.

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